Intimacy accoglie in una casa di quattro stanze il mondo femminile e il mondo maschile nella loro totale intimità.
Indaga sui diversi caratteri e personalità delle donne e degli uomini che vivono singolarmente le proprie abitudini e ossessioni nelle stanze di una realtà quotidiana. Un viaggio nelle contraddizioni e nelle psicosi, in cui lo spettatore, riconosce il riflesso dei suoi gesti, delle sue micro ossessioni di tutti i giorni, distillato della ritualità e della mitologia del contemporaneo.
Intimacy coinvolge i visitatori invitandoli a spiare nell’intimità più segreta del quotidiano. Le quattro donne e i quattro uomini, in scena in due tappe separate, si muovono in spazi che ricostruiscono contesti casalinghi: il bagno, la cucina, la camera da letto, il salotto. Spiando attraverso piccoli buchi, nelle pareti della struttura-casa-labirinto, lo spettatore si muove intorno al perimetro della casa-cubo.
E’ buio. L’azione dello spiare, del guardare senza essere visto, scatena un’immediata reazione di curiosità e di identificazione. Le azioni dei protagonisti permettono allo spettatore di conoscere e intuire l’universo dei loro segreti. All’apparire si affianca l’essenza e la semplicità dell’essere.
Nell’era dei reality-show, si scopre un piacere inspiegabile a spiare attraverso la TV, diventato il buco virtuale sul mondo per eccellenza. La performance si propone di farci riflettere sulla sete voyeuristica di privato che ci ossessiona.
Sulla nostra disattesa e insoddisfatta ricerca di intimità virtuale.
La logica del reality e la sua critica diventano quindi una componente essenziale dello spettacolo, che è costruito come un flusso temporale e ininterrotto di circa tre ore, dove i sensi risvegliati anche dagli odori, dai respiri degli altri, dai rumori dei passi, alterano i suoni, le parole e i gesti dei quattro personaggi, spiati nel silenzio dagli occhi curiosi di chi li sta osservando in segreto.
Produzione CRT Centro di Ricerca per il Teatro / Animanera
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Press
Corriere della Sera - Magda Poli C’è gusto a spiare le vite altrui.
Un grande cubo nero mostra le sue pareti sulle quali sono state praticati dei fori per poter spiare all’interno. Cuffie permettono allo spettatore di ascoltare il pensiero di chi dentro agisce. E dal buco della serrature si osservano, scegliendo e scambiando punto d’osservazione, quattro uomini che in altrettanti ambienti, la camera da letto, il bagno, la cucina, il salotto, seguono i loro pensieri. A ideare questa scatola-casa-labirinto per aspiranti voyeuristi è il gruppo animanera per l’interessante spettacolo “intimacy . Nelle stanze degli altri”, drammaturgia di magdalena barile e luca scarlini, regia di aldo cassano. Gli spettacoli sono due, nel primo agiscono gli uomini, william lecis, christian russo, giovanni rho e federico tinelli, nel secondo visibile domenica, sarà la volta delle donne. Chi sono questi giovani uomini spiati? C’è l’immigrato che cucina, l’intellettuale che incomincia la sua giornata in bilico tra vivere in questa valle di lacrime o suicidarsi. C’è quello che assomiglia a tutti i fratelli del mondo che passano ore in bagno a fantasticare, c’è quello che dorme da solo e pensa a ben altro. Uno spaccato rubato che racconta della difficoltà di vivere, ma anche di immaginari, e tra pubblico e spettatori si crea un circuito che svela il presente.
Il Giorno - Luca Vido Venticinque spettatori-voyeur si aggirano nella penombra con l’occhio al buco di mille serrature di una casa-cubo per “rubare” un flusso di coscienza al femminile racchiuso in quattro stanze-simbolo del male di vivere moderno. Questa in oscura sintesi è intimacy, il nuovo lavoro degli animanera che ri-anima quel gioiellino ingiustamente trascurato e abbandonato dalle istituzioni culturali che è il crt salone. Spieghiamo meglio. Intimacy è un percorso, per 30 spettatori a turno (tre turni ogni sera) che, girando attorno a un universo esistenziale rappresentato da una casa senza porte ma con mille buchi, si affacciano, come tanti voyeur, sul privato di quattro donne (la prossima settimana saranno quattro uomini) delle quali si possono ascoltare, tramite cuffie, una sorta di monologo interiore, vero e proprio flusso di coscienza che si dipana attraverso quattro stanze, salotto-camera da letto-cucina, bagno, della quotidianità. Una sorta di reality esistenzialista nel quale lo spettatore diviene parte attiva, voyeur che sceglie chi e da quale buco spiare. Cosa ascoltare. Viaggio nelle contraddizioni e nelle psicosi di donne-tipo, dalla casalinga frustrata alla blogger, interpretate da natascia curci, lucia lapolla, lorenza pambianco, e xena zupanic.
Corriere della Sera - Maurizio Porro Se la casa diventa palcoscenico. Una volta era a Roma l’avanguardia del teatro delle cantine off, oggi Milano ha preso il sopravvento. A detta sia del pubblico che degli addetti ai lavori, è città in fermento, che ha saputo, abbattendo la quarta ed altre pareti, porsi in un rapporto diretto col pubblico chiamato in causa. Di recente molte occasioni di sperimentare nuovi accessi espressivi al teatro, che ha ripreso pure ad andare a domicilio, a corte, nelle case private, così come c’era stato uno spettacolo nelle varie stanze di un albergo. […] al crt “intimacy. Nelle stanze degli altri” ideato e diretto da aldo cassano ha chiamato 30 spettatori-voyeur a spiare dai buchi, per mezz’ora, le stanze di una casa rettangolare dove 4 donne e poi 4 uomini vivono la propria quotidianità, tagliando la macedonia, si fanno la doccia, altri bisogni, qualcuno pericolosamente, elargendo qualche sfacciataggine. […]
Il Giorno - Diego Vincenti Home sweet home. Casa dolce casa. Le quattro mura ad accogliere la banalità del quotidiano. Ma anche le azioni più segrete, il proprio intimo. Amori, passioni, pulsioni, ossessioni. Mentre noi spiamo dal buco della serratura… o almeno così succede con intimacy / nelle stanze degli altri nuova produzione degli animanera insieme al redivivo crt, che lo propone in prima nazionale dall’8 al 19 maggio nell’ambito di “maggio al salone”, tornando così ad essere un teatro a distanza di mesi. Si sa, lo spazio sta proseguendo in un difficile programma di riequilibrio economico e organizzativo. Ma certo è curioso il silenzio che pare avvolgerlo. E che poco fa comprendere del futuro dello stabile d’innovazione ormai orfano del professore sisto dalla palma e del teatro dell’arte. Va beh. Meglio pensare al palcoscenico. O meglio, alla casa. Visto che per l’occasione aldo cassano e compagnia hanno pensato bene di costruire dal nulla un appartamento curato nei minimi dettagli: c’è la doccia (come nelle commedie sexy anni settanta) e la tappezzeria alle pareti; il cucinino e le camerette colme di chincaglierie kitsch. Riconoscibilissima l’estetica del gruppo milanese, che nelle performance offre il meglio di sé. Con il pubblico a muoversi lungo il perimetro di questa casa-cubo e curiosare all’interno. Mentre s’ascoltano brevi monologhi registrati. Straniante e pruriginoso. Tre turni ogni sera, 30 spettatori a giro dalle 21.30 in avanti (la domenica alle 18.30). Una mezz’oretta di tempo a testa per spiare il mondo femminile la prima settimana, quello maschile la seconda. Quattro attrici o quattro attori, solo una questione di gusti.
saltinaria.it - Francesco Mattana intervista Aldo Cassano Intimacy, l’ultimo lavoro portato in scena, è l’ennesima riconferma di un progetto votato realmente - e non solo per finta, come molti altri soggetti teatrali - allo sfondamento della parete divisoria tra spettatori e attori. Fino al parossismo. Intimacy è allo stesso tempo l’esaltazione più spinta e la critica più aspra al voyeurismo del telespettatore moderno. Gli spettatori vengono invitati in una sala adiacente al palco: dentro una casa-cubo quattro attori (William Lecis, Christian Russo, Giovanni Rho, Federico Tinelli) e quattro attrici (Natascia Curci, Lucia Lapolla, Lorenza Pambianco, Xena Zupanic) mettono in scena il quotidiano flusso di coscienza di persone normali. Storie di tutti i giorni a cui lo spettatore assiste attraverso il buco della serratura. Non metaforico: una serie di fori attorno alla casa-bolla consente al pubblico di sbirciare le vite degli altri. Per chi non capisce l’esperimento, è una presa in giro. Per chi, viceversa, conosce e apprezza il percorso di Animanera, è un interessante tassello in più da aggiungere al controverso, mai convenzionale percorso della Compagnia.